Scaletta di un romanzo: amica o nemica?


Scrivere la scaletta di una storia
può essere un’arma a doppio taglio

Sembra semplice scrivere una scaletta, ma non lo è. Per scriverne una valida dovresti avere in mente già tutta la storia o almeno una buona parte di essa, essere consapevole degli eventi più importanti e, più o meno, anche di come raccontarli.
Però in questo articolo non mi concentrerò sul “come” scrivere una scaletta: ci sono tantissime fonti che puoi consultare in giro e, te lo anticipo subito, non esiste una ricetta univoca per farlo.
Qualche cenno al riguardo è d’obbligo, ma incanalerò l’attenzione più che altro sul perché scriverla e sul perché invece no.

Mi raccomando: non confondere sinossi e scaletta, sono due cose completamente diverse. Sulla sinossi ho già scritto, clicca qui se vuoi leggere l’articolo.

Per iniziare, va fatta un’importante distinzione tra fabula e intreccio: una scaletta dovrebbe prevedere la stesura di entrambi, soprattutto se la storia è complessa.

Cos’è la fabula

In parole povere, è l’insieme di tutti gli eventi di una storia in ordine  cronologico. Questo significa che non stiamo parlando di tecniche narrative o di creatività, ma di una cruda “lista della spesa” utile a fare mente locale e guardare a una storia in modo razionale, oggettivo, distaccato.

Cos’è l’intreccio

Sempre in parole povere, è il modo in cui lo scrittore organizza la narrazione degli eventi (cioè della fabula). Questo significa che stiamo parlando, adesso sì, di tecnica narrativa, creatività, originalità. Tra le altre cose, l’intreccio può rompere le catene del tempo (l’uso di analessi e prolessi ne sono un esempio; forse le conosci con il nome di flashback e flashforward) inoltre due diversi intrecci possono dare punti di vista totalmente diversi alla stessa storia.

Ora che hai chiara la differenza, puoi capire perché la scaletta può essere scritta sia come fabula sia come intreccio, ed è ottima norma, se si decide di avere la scaletta, di scriverle entrambe.
La scaletta in forma di intreccio può aiutare e seguire il filo della narrazione più facilmente, senza perdersi in eventuali tecniche narrative troppo complicate.
La scaletta in forma di fabula può aiutare e tenere sotto controllo la storia, il fatto che tutto quel che accade alla fine abbia un senso e ad evitare svarioni temporali.

Scaletta: perché sì
  1. Avrai una visione completa e ordinata della storia sia prima di scriverla sia mentre la scrivi.

  2. Come diretta conseguenza del punto 1, puoi decidere di scrivere la storia come vuoi, e non per forza dal primo capitolo all’ultimo, ma secondo l’ispirazione del momento.

  3. Puoi tenere sotto controllo l’avanzamento della narrazione e fare pronostici verosimili sulle tempistiche di stesura.

  4. Avrai dei binari da seguire e sarà meno probabile incorrere nel blocco dello scrittore.

Scaletta: perché no
  1. Non tenere sotto controllo l’avanzamento della storia ha i suoi vantaggi: non sai dove andrai a parare né perché e questo, a volte, porta a risultati stupefacenti e lascia che i personaggi agiscano quasi “per conto loro”.

  2. Stendere una scaletta è un processo creativo, ma rischia di bloccarti nei binari della storia che hai steso all’inizio e minare eventuali (e successivi) spunti creativi.

  3. Si può stendere una scaletta anche dopo aver concluso la prima stesura, e intervenire solo a quel punto su eventuali errori.

Conclusioni

Ora, è importante capire che chi dice che “una scaletta è d’obbligo per uno scrittore” sta dicendo una cavolata.
Allo stesso modo, chi dice che “una scaletta è inutile, basta essere creativi” ne sta dicendo una simile.

La verità è che dipende da ognuno di noi: alcuni scrittori rendono meglio con una scaletta e non ne possono fare a meno, altri le odiano e danno risultati migliori senza averne una.
Il mio consiglio è di provare diversi approcci.
Non farti influenzare in una scelta o nell’altra da chi dice di saperne di più, nemmeno da me: trova la tua strada da solo, facendo tesoro dei consigli senza trattarli come  dogmi.

Un piccolo esercizio

Scrivere un racconto breve è differente dallo scrivere un romanzo, ma potresti provare a usare o non usare la scaletta partendo da storie brevi.
Fai questo esercizio: inventa un paio di storie brevi e stendi una semplice scaletta (in questo caso è possibile che ti basti solo una delle due scalette in forma di fabula o intreccio).
Solo dopo aver ideato inizio, svolgimento e finale, scrivi la storia vera e propria. Non importa che la storia sia di qualità o meno, stai testando il tuo modo di lavorare e non le abilità creative.

Nei giorni successivi, appena ti viene in mente l’idea per una storia breve, scrivila senza l’ausilio della scaletta, proseguendo “a braccio”. Fallo almeno un paio di volte.

A quel punto avrai già un’idea di quello che fa più per te. Potrai approfondire le considerazioni leggendo i risultati che ti hanno portato i diversi modus operandi.
In caso contrario, ripeti l’esercizio a tuo piacimento.

Il segreto è che non devi inseguire o imitare chi è più bravo di te, ma capire prima te stesso e solo dopo cercare di diventar bravo sull’esempio degli altri.

Che tu condivida o meno il mio pensiero, spero di esserti stato utile in qualche modo, anche solo per riflettere. Se dovessi avere bisogno di un appoggio professionale per i tuoi lavori, sai dove trovarmi.

Ti auguro una buona scrittura, con scalette o senza che sia.

5 risposte a “Scaletta di un romanzo: amica o nemica?”

  1. Provati entrambi i metodi su delle storie lunghe.
    Mille volte meglio la scaletta, anche se preferisco scrivere storie lineari (odio i flashback)

    1. Ottimo: aver trovato quello che fa per te è il primo passo per completare prime stesure nel modo più “liscio” possibile!

  2. Ciao Niko, ottimo articolo, come al solito.
    Nello scrivere il mio romanzo più corposo e complesso, mi sono ritrovato a fare molta esperienza con “la scaletta”. Ero partito con una scaletta molto magra (di una o due pagine) che mi serviva solo a tenere a mente pochi punti fermi della storia, in modo da non dimenticarla. Poi ho cominciato ad aggiungerci le caratteristiche dei personaggi, per non descriverli in un modo e più avanti usare caratteristiche diverse (evitare per esempio di cambiare il colore degli occhi o dei capelli di un personaggio a metà romanzo…). Quindi si sono aggiunti i background, le biografie, i dettagli e le logiche di certi passaggi chiave, eccetera. Alla fine mi sono ritrovato con un piccolo volume di 50 pagine che conteneva anche più informazioni rispetto al romanzo, organizzate per personaggio, per cronologia, e per capitolo, ma costituivano un riferimento sicuro cui potevo tornare per ritrovare il filo della storia.
    Quello che voglio dire, è che la famosa scaletta dipende sì dall’autore ma secondo me anche e soprattutto dal tipo di storia che vogliamo raccontare. Se vogliamo tirare giù una fiaba lineare, la scaletta può anche essere un ostacolo, ma se ci avventuriamo in un labirinto di eventi, personaggi, azioni, coincidenze e conseguenze, allora dobbiamo assicurarci una scaletta che ci aiuti nel fare che alla fine tutto quadri e non ci siano incongruenze interne o vuoti di trama.
    Nel mio caso, la lezione che ho imparato dall’esperienza è che si deve subito ricorrere alla scaletta, per lo meno alla sua struttura base, se si ha in mente una storia complessa, altrimenti ti ritroverai a fare una raccolta di note che prenderà tempo e fatica riorganizzare in una scaletta quando sarai già a stesura inoltrata.
    La scaletta, naturalmente, va aggiornata subito appena si introducano elementi nuovi o si cambino rispetto al piano iniziale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.