Il prologo è l’entrata
al mondo del tuo libro
Le radici del prologo sono antichissime; io mi concentrerò tuttavia sulla sua funzione narrativa attuale, perché non è mia intenzione fare una lezione di storia. Per quello c’è la Treccani.
Cominciamo con una semplice definizione: il prologo è un antefatto, un’introduzione a un’opera.
In termini pratici, nella narrativa può introdurre l’azione o anticiparla, avere la funzione di spiegazione iniziale o addirittura breve anticipazione del finale.
Per questo, ne esistono due tipi: quello che fa parte della storia e quello che ne è distaccato, avendo una qualche funziona autonoma.
Vorrei sottolineare un’ultima cosa. Alla domanda: il prologo è obbligatorio e sempre necessario? La risposta è no, non lo è.
FUNZIONI DEL PROLOGO
A cosa serve?
- Interessare il lettore alla storia fin da subito.
- Dare un anticipo della storia o dell’ambientazione.
- Descrivere e approfondire personaggi o situazioni che non hanno molto spazio nella storia vera e propria (l’origine di tutto, o la fine di tutto, ad esempio).
Il prologo è molo utile, dal punto di vista tecnico narrativo, quando la storia è complessa e presenta varie sfaccettature, o se la tecnica narrativa usata dallo scrittore è complicata, magari dipanata su diversi livelli temporali o su un numero elevato di eventi e/o personaggi.
QUANDO SCRIVERE IL PROLOGO
È consigliato scrivere il prologo quando si ha ben chiara l’idea della storia nella sua completezza, quindi alla fine. Questo è un buon consiglio, ma alcune ottime storie sono nate proprio dalla stesura preliminare di un prologo…
In ogni caso, il vantaggio è proprio avere la possibilità di scriverlo in qualsiasi momento, tenuto conto di tutto quanto detto finora: se non aggiunge nulla alla storia, evita di scriverlo.
Basta fare un piccolo esercizio finale.
Se cancellando il prologo la tua storia non perde nulla, come informazioni importanti, interessanti o addirittura essenziali, è inutile inserirlo.
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COME SCRIVERE IL PROLOGO
Nel prologo è facile inserire informazioni inutili. Non farlo.
Ricordi l’articolo sull’Infodump? Alcuni prologhi ne sono pieni, ed è la prima cosa che dovrai evitare, a tutti i costi.
Allo stesso tempo, evita di rivelare troppe informazioni importanti solo per destare interesse.
Uno dei prologhi più in voga oggi sia in narrativa che nel cinema (serie tv e film) è il flashforward, cioè l’anticipazione di un evento importante che avverrà solo più avanti nella storia. Di solito quest’anticipazione è in medias res, cioè comincia già nel vivo dell’argomento, “nel mezzo dell’azione”, nel nostro caso.
Dopo quest’anticipazione, la storia comincia dall’inizio con la dicitura “tot anni prima” o “tot ore prima”.
Un altro prologo in voga è l’origine, il “punto zero” della storia, cioè la spiegazione dell’evento scatenante. Di solito quest’origine coinvolge personaggi non presenti nella storia, oppure personaggi secondari.
Dopo quest’anticipazione, la storia comincia con la dicitura “tot anni dopo” o “tot ore dopo”.
Questi sono solo due esempi; ci sono anche prologhi totalmente diversi, basati sull’ambientazione o su eventi secondari (ma importanti per la comprensione della storia nella sua complessità).
LA LUNGHEZZA DEL PROLOGO
Su questo c’è poco da dire: il prologo non è un capitolo come gli altri e non dovrebbe essere troppo lungo. Poche pagine (due, tre o quattro) sono la regola, che può essere infranta solo per valide ragioni. In ogni caso il mio consiglio personale è non andare oltre le dieci pagine.
Spero di esserti stato utile; come sempre ti invito a sperimentare, scrivere, informarti e soprattutto studiare. I miei articoli sulla scrittura li trovi qui; nel caso dovessi aver bisogno di me in carne e ossa, sai dove trovarmi.
Ricorda sempre: la scrittura è una cosa seria.
Buona fortuna!
I consigli di Domenico Russo sono senz’altrro preziosi e puntuali. A mio parere , Domenico dovrebbe approfondire e giustificare, in maggiore misura, le sue asserzioni. Buona giornata Giorgio
Grazie dei complimenti e del consiglio, Giorgio! Proverò a fare del mio meglio.
Buongiorno. Grazie per la chiara ed esaustiva spiegazione. Ciò che mi sfugge però, è l’esatta differenza tra “prologo” e “premessa”, nell’ambito della narrativa. Sto accingendomi a scrivere un romanzo e nel mio progetto è prevista un’introduzione che presenti, nei suoi tratti salienti, il personaggio chiave. Come devo considerarla? Prologo? Premessa?
In rete ho trovato varie spiegazioni ma le ho trovate assai teoriche, a volte fumose, senza esempi concreti. Alla fine un’idea precisa ancora mi manca. Potrebbe aiutarmi in questo?
La domanda in realtà è semplice: in questo caso è meglio chiamarlo sicuramente “Prologo”. La “Premessa” si usa più nella saggistica e manualistica.
Grazie mille Domenico Russo. Se in seguito avrò altri dubbi o bis6di precisazioni, ti contatterò.
Grazie mille, avevo il dubbio se inserire o meno il prologo, mi hai fatto riflettere.
Opto per non inserirlo, il mio romanzo non ho grandi sbalzi temporali, quindi mantengo l’idea di far scoprire mano, mano, la storia.
Concordo con gli altri, articolo ben fatto e pienamente esaustivo.
Grazie, Claudio!
Buona scrittura e buona fortuna con il tuo libro.
Grazie mille per le informazioni, articolo scritto benissimo e sito ben fatto!
Sto per finire il mio romanzo, cercavo in rete alcune informazioni utili e con questo articolo mi hai dato molti spunti 😊
Prego, Domenico.
Grazie a te per il passaggio!
Buongiorno. All’interno dell’articolo – che peraltro ho trovato molto interessante – mi ha dato fastidio l’espressione latina scritta male. Si dice infatti “in medias res” non “in media res”.
Grazie della segnalazione, Maria Concetta, ho provveduto a correggere. Come vedi, quando si scrive i refusi possono sfuggire a chiunque, Editor compresi!
Buona giornata!